Il messaggio della
         Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XIV, nr. 146 – ottobre 2010

La riflessione teologica ( Riquadro 18)

Segmenti dal libro di P. Angelo Brusco, Attraversare il guado… ,

L’elaborazione della diagnosi pastorale è facilitata dalla capacità dell’operatore pastorale di leggere l’umana esperienza alla luce della fede.

Quando viviamo un’esperienza, sia essa felice o dolorosa, noi siamo spontaneamente portati a coglierne il significato. Per compiere questa operazione a volte ci limitiamo ad utilizzare il buon senso, in altre occasioni facciamo ricorso a un sapere specializzato. Ci capita così di leggere gli avvenimenti della nostra vita alla luce della psicologia, della sociologia o di altre discipline umane. Facendo questo ci rendiamo conto che la nostra esperienza si svela progressivamente davanti a noi, permettendoci di conoscerci meglio, d’intravedere aspetti della nostra personalità e del nostro comportamento prima sconosciuti. In questa maniera si aprono opportunità di cambiamento del nostro modo di essere e di agire. Riflettendo, per esempio, su un lutto da noi vissuto, le categorie psicologiche utilizzate ci faranno comprendere la dinamica che scatta a livello psicofisico quando siamo afflitti da una perdita significativa; quelle sociologiche contribuiranno a collocare le nostre reazioni nell’ambito di modelli culturali tipici degli ambienti in cui viviamo; quelle antropologiche ci porteranno a riflettere sulla condizione finita della nostra vicenda umana, tutta intessuta di separazioni dolorose. Per un credente, tutte queste letture sono legittime ed estremamente utili, ma non sufficienti. Egli, infatti, ha a disposizione strumenti specifici per riflettere sulla propria esperienza: la Parola di Dio, le categorie teologiche, le risorse della propria spiritualità.

La riflessione sulla propria esperienza alla luce della Parola del Signore è una costante nella Bibbia, sia nel Nuovo che nell’Antico Testamento. Nel libro dell’Esodo, il Popolo di Dio legge la propria storia mettendosi dal punto di osservazione di Dio, collegando i vari avvenimenti accaduti con il filo d’oro della presenza e dell’azione del Signore. Della Vergine Maria, il Vangelo di Luca ci dice che meditava nel proprio cuore sulle parole che venivano dette nei riguardi del figlio Gesù. Sulla strada che da Gerusalemme porta a Emmaus, il Cristo aiuta i due discepoli smarriti e depressi a rileggere gli avvenimenti dolorosi della passione e morte del Salvatore alla luce delle profezie. Il nuovo modo di interpretare i fatti, suggerito da Gesù, scalda il cuore dei due discepoli, aprendoli all’incontro con il Signore allo spezzare del pane.

Le pause ( Riquadro n. 19)

Durante un colloquio possono verificarsi delle pause. Come gestirle validamente? Ecco alcune indicazioni proposte ai terapeuti.

Quando si verifica una pausa da parte della persona incontrata, il terapeuta:

1. S'immedesima nella situazione del cliente, ricercando i suoi schemi di riferimento personali: Che cosa prova? Dove è? Dove vuole andare? Come si sente in quest'istante?

2. Verbalizza lo schema di riferimento personale del cliente (in modo piú generale, o piú specifico e concreto):

a) “Tento di immaginarmi come lei stia vivendo questa pausa.

b) “Non so esattamente se le è gradita o sgradita questa pausa; non so che cosa stia provando”.

c) “Ho la sensazione che questa pausa sia di aiuto e creativa; è cosí?”.

d) “Se ho ben capito, per lei questa pausa non è né opprimente, né vuota, perché, avendo piú tempo a disposizione per pensare, può ascoltare meglio il suo intimo, e può dar vita a nuovi pensieri e sensazioni”.

3. Deve osservare i motivi che possono indurre il cliente a fare una pausa.

4. Deve divenire cosciente di quel che prova durante la pausa di un colloquio (pazienza o irrequietezza, indifferenza o sforzo attivo).

5. Deve trasmettere calma, non facendo alcun movimento appariscente, sedendo tranquillo, e guardando con serenità.

6. Deve aspettare pazientemente che il cliente trovi il suo argomento, e riprenda il discorso da dove si era fermato.

7. Deve spiegare brevemente che le pause fanno parte della terapia, e non devono essere superate a qualunque costo. Ecco ora due esempi:

“Mi immagino che lei si senta nella pausa come quel negro africano che per la prima volta salì su una macchina. Dopo due chilometri, fece fermare, scese, si sedette sul bordo della strada e disse: ‘Devo aspettare che la mia anima mi raggiunga’”.

“Non mi è chiaro come lei stia vivendo questa pausa. Io, non la trovo spiacevole, e sto volentieri insieme a lei, anche se non parliamo”.

8. Il terapeuta non deve prolungare la durata delle pause, per evitare che nel cliente possa nascere un eccesso di oppressione e di paura. (Adattato da: Weber W., Guida al colloquio psicoterapeutico, Città Nuova, Roma, 1979, pp. 190-191).

 

I meccanismi di difesa (Riquadro nr. 19)

Ecco una liste di meccanismi di difesa psicologica del paziente nei confronti di stati d’angoscia:

*Maturi: perché ritenuti reazioni normali di fronte all’angoscia e alle eccessive paure:

Rimozione: un pensiero o un emozione, prima consci, vengono eliminati.

Spostamento: l’attenzione o l’emozione viene spostata su altre cose o preoccupazioni, su problemi più sopportabili.

Razionalizzazione: si contiene l’ansia trovando delle ragioni per spiegare un certo avvenimento doloroso.

Intellettualizzazione: ad emozioni e affetti viene data una veste astratta; ciò causa un distanziamento dalle emozioni.

Confronto con altri e solidarietà di gruppo: il confrontarsi con altri che hanno lo stesso problema porta ad un’identificazione reciproca e a un contenimento dell’angoscia:

*Meno maturi, perché propri del periodo infantile o adolescenziale:

Negazione : non si riconosce la realtà del male, mettendo in dubbio la diagnosi, la competenza degli operatori…

Regressione: ritorno allo stadio infantile, con sentimenti ambivalenti: bisogno di dipendenza e paura di perdere l’autonomia che si esprime come collera o ribellione verso se stesso e gli operatori sanitari. Forte bisogno di rassicurazioni, consigli, appoggi.

Proiezione: si attribuiscono agli altri le proprie paure e desideri.


Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr. astral.ro


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