Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda

Anno V, Numero 44, ottobre 2001

 
Comunicare con il malato

Il termine comunicare significa: cum munus = cum - condivisione, munus - compito, dovere, ufficio. Ma significa anche dono, come munifico. Nel caso del rapporto medico-paziente, implica una professionalità nutrita di scienza medica necessariamente oggettivante e una sensibilità portata a fior di pelle dalla malattia, determinando l'incontro di linguaggi specifici non sempre compatibili, l'idea del dono per ciò stesso diventa centrale; non si limita ad indicare un'azione ma fonda un valore. Comunicare significa allora scambio di dono, intreccio di umanità. Rapporto bidirezionale e interattivo, contro l'unidirezionalità dell'informare. Dinamico e non statico, e paritario, nel senso che la comunicazione impegna due persone nella loro libertà o necessità di soggetti comunicanti. Ma se si dovesse procedere soltanto per astrazioni valoriali si produrrebbe una idealizzazione che contiene in sé il rischio di esaurire nell'intenzionalità pura e semplice la volontà di intervento, mentre è su un terreno di concretezza che pone la vicenda di dolore e di bisogno del malato.

* Fiorenzo Tommasini, La comunicazione non verbale: "Prima di poter operare dobbiamo saper osservare la persona, non il malato, ripeto e sottolineo la persona (senza il concetto della persona non possiamo operare nessuna riabilitazione).

*Luciano Perez, indica Il luogo della comunicazione metaforicamente quale laboratorio del tessitore che diventa il luogo di epifania sociale della comunicazione medico-paziente: si cominciano a vedere o intravedere i frutti, dei disegni, delle forme organizzate. Questo tappeto è "tessuto con il filo dell'anima" è acorito, non appartiene più a nessun luogo, può soltanto essere steso e in quel momento è il luogo. Lo spazio si organizza attorno a lui perché in sé contiene la direzione ed il senso.

* Giuseppe Chiaretti, nel significato cristiano dell'assistenza al malato nomina come "custodi" responsabili gli uomini, che "sanno dove è il loro fratello" (Gn 4, 9). La custodia dell'altro è il modo migliore per conoscere se stessi. Per creazione e per finalità l'altro, l'uomo, è quindi il sacramento naturale di Dio, e cioè un segno che veicola la sua presenza da riconoscere, rispettare, servire. L'altro, allora, quando soffre diventa il sacramento di Dio che soffre, tramite Gesù Cristo. Se avessimo fede piena, dovremmo poter genuflettere dinanzi ad ogni malato, così come facciamo dinanzi al Pane Eucaristico, per adorare una presenza reale del Signore tra noi. L'apostolo Giovanni ci dice chiaramente: "Se uno non ama il prossimo che si vede, di certo non può amare Dio che non si vede. Il comandamento che Dio ci ha dato è questo: Chi ama Dio deve amare anche i fratelli" Se non so riconoscere la presenza di Dio nell'uomo, in me e nell'altro da me, Dio non lo incontrerò mai".

(dalla conferenza Comunicare con il malato dei medici cattolici di S. Benedetto del Tronto, il 22 ottobre 1994)


La comunicazione pastorale nella pratica quotidiana

 

La vocazione dell'assistente pastorale appare nella semplicità del quotidiano:

            La comunicazione dell'assistente pastorale con il malato è centrato sulla persona, cioè nella tendenza di unire le tre dimensioni, fisico, psichico e trascendentale della persona umana:

            1, la dimensione fisica è quella che l'assistente pastorale trova sul letto del malato;

            2, la dimensione psichica è composta da quelli atteggiamenti tramite i quali egli vive il suo stato di malattia;

            3, la dimensione trascendente infine è quella prospettiva che l'assistente pastorale tende ad aprire per il sofferente.

Le tre dimensioni sopranominati allora si presentano in modo seguente secondo la spiritualità camilliana:

            1, in ogni malato è presente Gesù Cristo, Egli viene curato nel malato (il malato è una vittima sulla croce della malattia); la sua dignità perciò è divina.

            2, il nostro stile di lavoro (curare, comportamento) è fondata sul Buon Samaritano del Vangelo. Questo significa un duplice compito:

            a) tramite il mio servizio esprimo la testimonianza di curare Gesù Cristo nel malato;

            b) offro la possibilità di essere portatore di Gesù Cristo per il malato;

            3, per rinnovare sempre la vita promuovo e nutro in me un cuore di madre, cui amore oltrepassa la morte. Una madre che è capace di unire queste tre dimensioni importantissimi della vita, può amare anche il suo figlio morente, perché in lui apprezza la manifestazione della vita eterna al cui servizio si è impegnata.

            Il nostro sevizio pastorale ai malati allora consiste nella promozione e nella consapevolezza di queste tre dimensioni nei malati e negli operatori sanitari. Il servizio dell'assistente pastorale fa parte del corso di guarigione, ne è parte integrante. Il suo scopo è di mettere in armonia la dignità della persona affetta dalla malattia, tramite il quale contribuisce al processo di guarigione nel senso fisico (considerazione positiva della vita), psichico (comportamento) e trascendente (l'intangibile).

 

Notizie:

* l'ottobre è il mese della Madonna;

* dal 1 ottobre la nostra FCL. si è impegnata di animare il programma di preghiera degli alunni ungheresi "csángó" dalla Moldavia, nel collegio Márton Áron, dalle ore 21,00. La preghiera di sera si è iniziato dieci anni fa, con il rosario

* l' 8 ottobre: la festa della Patrona di Ungheria, festa della cappella ungherese di Roma, la chiesa in roccia di Budapest, e quella di Csíkcsomortán;

* il 18 ottobre: San Luca, evangelista medico;

* 18-20 ottobre: giorni dei medici della provincia Csík;

* il 25 ottobre: incontro camilliano di Csíkszereda;

* il 28 ottobre: inaugurazione dei nuovi membri della FCL. a Marosszentgyörgy (San Giorgio di Maros);


Con affetto,
 Maria-Hajnalka Bakó, R - 4 100 Miercurea-Ciuc, Str. Copiilor 1/A/3, Romania; Tel/Fax: 0040 66 316-830


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