Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda

Anno VII, Numero 62, giugno 2003

La sindrome “burnout”

Il fuoco si spegne

1. Per un giovane operatore sanitario al solito è valido l'entusiasmo iniziale. Non ci sono programmi, ogni cosa è fatta con la massima interesse, non ha paura di niente e vuole rispondere ad ogni sfida incontrata, lavora con gioia...

2. Dopo un periodo però appaiono i primi segni di stanchezza. Sembra di girare a vuoto. L'acqua del proprio entusiasmo che prima scendeva gioiosamente a valle, superando in velocità qualsiasi ostacolo, fatica ora a progredire e comincia a stagnare. Ai grossi investimenti non seguono i risultati attesi. La professione che, prima, sembrava rispondere a tutte le attese non offre più grandi soddisfazioni. Il soggetto comincia a lamentare qualche stanchezza in più. si notano i primi segni di irritabilità e di disagio.

3. Un sentimento di frustrazione fa capolino. La realtà non è più così gratificante come si era sperato e l'ideale che prende i colori dell'utopia.  Gli ostacoli diventano insuperabili. L'individuo si sente bloccato, non va più in ciò che intraprende. Lo scarto tra ideale e realtà è sempre più grande ed "incolmabile". Alla frustrazione e alla disillusione subentra la sensazione di fallimento e l'autotomia va a picco. Dal dubbio sulle proprie capacità si passa al dubbio sul significato stesso del lavoro che sta facendo. Un tarlo comincia a rodere il senso della propria identità. Il "chi sono?" riceve solo le risposte dell'eco. Si ha la sensazione di non aiutare veramente nessuno e di non servire a nulla. Si presentano sintomi di ansia, di apprensione per il futuro, a volte piccoli disturbi psicosomatici cominciano a farsi sentire, mentre si fa strada un senso di impotenza e la tendenza a non prendere iniziative, a "tirarsi indietro", ad evitare un rapporto che sia veramente tale con quanti "chiedono aiuto" e quanti sono impegnati nello stesso lavoro. Si ha la sensazione di aver perso la situazione. E' questa la "fase centrale di tutto il processo", il momento più delicato di una crisi. Si apre una specie di bivio, di "biforcazione": da un lato verso un cambiamento evolutivo e una maturazione che può aprire nuove strade e creare nuove possibilità, dall'altro verso il ritiro, il disinteresse e l'apatia.

4. Se la crisi non viene creativamente superata si cade nell'apatia: è la quarta tappa . Il fuoco dell'entusiasmo si è ormai spento e restano le ceneri. I rapporti diventano impersonali, freddi, tutti uguali. Gli altri danno solo fastidio. La capacità empatica è lontana. E' il momento del distacco emotivo dagli altri e dalla propria attività. Il lavoro diventa pesante e senza senso Si ha contemporaneamente la sensazione di essere come in trappola, di soffrire ma di non poter scappare. Ormai si cerca di fare il meno possibile. Si tira a campare. Conta solo il fine mese.          Crescono intanto le fantasie di cambiare lavoro. A questo stadio, niente va più, né il lavoro, né la vita personale, e la salute può trovarsi in difficoltà per il sopraggiungere di disturbi psicosomatici di una certa entità. Si cerca intanto compensazioni o fughe di vario tipo: se non altro, in fantasia. Non resta che trovare delle "nicchie" per difendere la propria sopravvivenza. L'hobby è diventato più importante del proprio lavoro. Siamo ad una specie di "morte professionale".

(Cfr. BRUSCO A., SANDRIN L., Il cappellano d'ospedale - Disagi e nuove opportunità, Ed. Camilliane, Torino 1993, p. 39ss)

La pastorale della salute a Csíkszereda

Negli ultimi tempi non abbiamo parlato sulla pastorale della salute negli ospedali di Csíkszereda. Nel dicembre del 2000 è stato organizzato tale servizio. All'inizio abbiamo cominciato con una religiosa della Congregazione Suore Sociali, dal gennaio del 2002 abbiamo anche un cappellano. Così, con la priorità dell'evangelizzazione è stato organizzato anche la distribuzione sacramenti in modo regolare.

Per ora la mia collega è la religiosa Nagy Gy. Enikő Zelma che frequenta i reparti della neurologia, interne, e chirurgia nell'Ospedale Generale e l'orl, e la fisioterapia, io frequento la cardiologia, ginecologia, ostetrica, neonati nell'Ospedale Generale e l'oftalmologia, dermatologia e la psichiatria nell'Ospedale Vecchio.

Accanto la visita regolare dei malati, organizzo anche ore di preghiere in tutte le due ospedali, secondo il programma prestabilita appresa nei refettori dove si tiene la preghiera: cardiologia-ginecologia nell'Ospedale Generale e dermatologia, nell'Ospedale Vecchio. Nel Generale le ore di preghiere si tengono i mercoledì dalle 15,30 e venerdì dalle 18,00, nel Vecchio i martedì dalle 19,00 e giovedì dalle 15,30. Mercoledì e giovedì ci sono anche occasioni di fare confessioni negli ospedali rispettivi. Un programma di preghiere dura al solito un ora e mezzo, ma capita anche di più, secondo le esigenze dei malati. Ogni domenica si celebra l'eucaristia alternativamente.

Ci vengono volentieri ai nostri programmi di preghiera i visitatori, se hanno un po' di tempo, gli operatori sanitari, ma tornano gli ex malati, insomma tutti coloro sono interessati per la causa dei malati. Per la Famiglia Camilliana è un'opportunità eccellente di incontrare i malati, come diceva il santo Fondatore, San Camillo che il luogo del camilliano è accanto il malato. Perciò i camilliani laici godono del tempo propizio di stare e pregare insieme ai malati vivendo la spiritualità camilliana autenticamente.

Notizie:

* ringraziamo di cuore al Centro Culturale della Provincia Harghita per il loro aiuto prestatoci per l'edizione del nostro Libro di preghiere;

* tra 16-20 giugno: a Kolozsvár/Cluj sarà organizzata l'incontro internazionale dei cappellani d'ospedale;

* il 25 giugno: incontro della Famiglia Camilliana nell'Ospedale Generale.


Con affetto, Maria-Hajnalka Bakó, - 4 100 Miercurea-Ciuc, Str. Hunyadi János 45/A/27, Romania;

Tel/Fax: 0040 266 316-830 - 0040 721 088 154; E-mail: bakohajnalka@nextra.hu


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