Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda

Anno IX, nr. 82 - 2005 maggio

Il „mio Camillo”

Nell 1998 la divina provvidenza mi ha affidato un bambino, Camillo per educarlo, ed anch’io mi educhi insieme a lui. In quel tempo ero una persona tanta sofferta , e improvvisamente ho sentito, come fosse il Simeone di Cirene a trovarmi per sollevarmi, e di incoraggiararmi verso il modello di vita di San Camillo, sulla via della speranza. L’ho ricevuto con gioia il bambino, ancora piccolo per me, e, nella casa di Dio ho promesso di educarlo dentro di me. Nel primo anno volevo portarlo fuori, per la strada, sentivo di dover mostrarlo a ciasuno. La grazia del Signore voleva uscire in ogni modo dal mio cuore. La gente, però, gli dimostrava poca interesse. Mi sembrava di suonare una voce dentro di me: educalo a casa.! Come il proverbio mi l’ha insegnato l’importanza dei primi sette anni a casa, quale fondamenta della crescità umana.

Per poter educarlo degnamente, quale filone conduttore ho studiato la Bibbia, ho partecipato ai ritiri. Il primo incoraggiamento l’ho ricevuto da Matteo, 10, 40:  „Chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato”. E il piccolo Camillo cresceva. Il bambino piangente, malaticcio, che causava tante notti bianchi, mi dava tanto da fare, ma la levatrice buona, la Madre celeste mi ha aiutato sempre di risolvere i problemi. Mentre il piccolo Camillo cresceva, iterpellandomi sempre, ma dandomi anche il fiore dell’amore e della speranza. Quale madre buona, lo educavo secondo la Srittura, seguendo e tenendo conto ogni suo fatto, mettendoci così in un dialogo specifico. Per essere più chiaro vi racconto alcuni: Ero troppo vulnerabile, e il mio Piccolo, un giorno mi ha offeso. Gli ho chiesto di mettersi a ginocchi e di chiedermi perdono, come si deve ai nostri parti. Mi guardò con umiltà e mi rispose: Per prima tocca a te! Ho sentito la vergogna, perché non gli ho insegnato ancora a chiedere perdono…

Diventando sempre più intelligente, un giorno gli ho chiesto, che potrebbe contribuire alla ricchezza spirituale della nostra famiglia con qualche servizio di carità. Egli mi ha risposo: Non l’hai letto che non sono i figli di rendersi benemeriti per i genitori, ma lo sono i genitori.

Leggendo l’indifferenza dagli occhi della gente, sentendo i loro lamenti senza speranza e sfiducia, mi sono diventata anch’io insicura, gli ho parlato al mio Camillo con paura, se avrò la forza di educarlo in amore. Mi ha risposto subito: Non l’hai letto che „Nell’amore non c’è timore”? (1 Gv 4, 18).

Una volta è successo che riferendomi ad ogni mio preoccupazione, al mio malumore, l’ho trascurato la visita di mia madre e degli altri malati, la lettura della via crucis, quasi gridava con me: Non l’hai letto a Timoteo che: „Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele”. Sì, è proprio così rendiconto il mio Camillo. Niente da fare, abbiamo continuato la nostra strada .

Dovete sapere che il mio Camillo ama visitare i malati, lì non ha dei lamenti, non è impaziente, è profondamente empatico. Con i malati parliamo insieme di Gesù nascente, o del Gesù sofferente sul Calvario, parliamo sull’effetto del sacramento della guarigione, e tornando a casa sentiamo di ballare sulle nuvole, nella gioia che siamo riusiti di portare un attimo di serenità. Può succedere però, che il nostro servizio di carità, la volontà di fare il bene, da fallimento. In questo caso il mio Camillo mi attira l’attenzione che il servizio di carità non ha bisogno di apprezzamento umano, bensì, siamo noi a pregare per la loro redenzione. Davvero, il mio Camillo sa pregare, non manca mai dalla santa messa, come dalle ore di preghiere del giovedì. Il mio Camillo mi assiste durante i pellegrinaggi, e mi aiuta nel portare lo zaino con tante tasche, nel quale porto il mio regalo ai piedi della croce. Ogni giorno mi insegna qualcosa, e il mio Camillo ha ormai sette anni. Ho pensato di iscriverlo a scuola, e con lui apprendere di nuovo l’ABC fino in fondo, così raccogliendo tanta grazia, quale persona benedetta, diventare benedizione agli altri.

Mia amata Mamma celeste, Maria, mio fratello Gesù, che perdona tutto, mia carissima Famiglia, mio confessore, e voi tutti fratelli, aiutatemi di educare questo bambino alla gloria di Dio ed alla rendenzione di tutti noi (Kristály Annuska, San Domenico)

 

Dobos Rózsika

 

Si tratta di una camilliana, di quale tanto tempo fa, nel 1998 abbiamo scritto, ed ora la presentiamo di nuovo con gioia. Ella si dichiarava sempre, che vive secondo la spiritualità di San Camillo, è profondamente camilliana, anche se non partecipa ai nostri incontri. Non mi ha cercato mai, il nostro rapporto è rimasto solo sulla base delle mie visite presso a lei, o per caso se ci siamo incontrate sulla strada. Si potrebbe pensare, che in questo modo non è possibile rimanere in una Famiglia Camilliana. Rózsika testimonia il più importante: sono i nostri fatti che parlano.

Nel autunno del 1994, quando ho dovuto partire per compiere i miei studi a Roma, ella  continuava per anni il mio servizio volontario nell’ospedale. Poi ha dato inizio nel suo villaggio (San Tommaso) il lavoro dell’Associazione delle Donne, che teneva conto il problema degli anziani malati, fino la costruzione di una casa di riposo, „Santa Anna”, nella casa familiale.

Tanti capitoli pesanti di lotta e di fatica marcano la vita della famiglia Dobos negli ultimi anni.

Nel 2000 è nato un’amicizia lunga tra la sua famiglia e quella del professore Frank Damen dal Olanda, portando un aspetto specifico. L’anno scorso il professore Frank e i suoi 12 studenti hanno portato un aiuto notevole alla scuola della località: l’hanno cambiato le porte e le finestre, e i lavori si continuano anche quest’anno. Ogni estate organizzano dei corsi di lingua inglese nel villaggio. Quest’anno, il 17 marzo, 33 alunni sono partiti  per l’Olanda per una settimana a Lierdan, all’invito del Colleggio di Heerlanden. Il loro viaggio e vito saranno pensati dal signor Frank. Vanno a visitare anche le due case di riposo di là (Cfr., „Hargita Népe”, Giornale locale, Anno XVII, nr. 63 (4 260), il 17 marzo 2005, p.1-3).

Ringraziamo di cuore a Rózsika in nome della nostra Famiglia Camilliana, e chiediamo la benedizione del Signore per il suo servizio di carità futura nella spiritualità camilliana.

 

Rendiamo grazie a Dio  per il nostro nuovo Santo Padre, Benedetto XVI. Gli sosteniamo con le nostre preghiere, perché possa guidare la Santa Gregge, sulla via del Vangelo.

 

Notizie:

* Il 7 maggio si è tenuto l’incontro nazionale della FCL, di Transilvania, a San Domenico. Sono stati presenti più di cento persone. Il moderatore era don Baricz Lajos, il preside delle Famiglie. Era presente  Szabó Gábor, da Budapest, con sua moglie. Ringraziamo per l’ospitalità.

* Secondo le ufficialità, per la festa di Pentesoste sono venuti a noi seicentomila pellegrini.

* Il 25 maggio: la nascità di San Camillo (1550),l’incontro camilliano nell’Ospedale Generale.


Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 266 316-830 / 0040 721 088 154 / e-mail:  mariabako@nextra.ro  www.hhrf.org/gyrke/camilliana


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