Il messaggio della
        Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XV, nr. 155 – luglio 2011

Il cuore di San Camillo

            Nella nostra Chiesa dedichiamo il mese di maggio alla Madonna, il giugno al Sacro Cuore di Gesù, con i malati nell’ospedale invece in luglio ci ricordiamo a San Camillo de Lellis (25 maggio 1550 - 14 luglio 1614) patrono dei malati, degli ospedali ed operatori sanitari. Il Fondatore dell’Ordine  dei Servi degli Infermi (Camilliani) nacque a Bucchianico d’Italia, vicino al mare Adriatico in una famiglia nobile di soldato. Sua vita potrei collocare tra quello di San Paolo e di Giovanni Paolo II: il convertitore perenne di Paolo e di colui che rimane orfano presto, ma che mette la sua vita nelle mani della Santa Vergine. Così il Crocifisso e la Madonna saranno le basi fondamentali e ideali per eccellenza di San Camillo. Egli era portato per una strada lunga dal servizio di soldato all’ospedale, che il papa Benedetto XIV dichiarava “la nuova scuola di carità” nel 1742 alla sua canonizzazione.
            Oggi, nel nostro mondo cosiddetto civilizzato la maggior parte della gente nasce nell’ospedale e muore là, ma per quanto si può affermare quale “scuola della carità” tale approccio all’ospedale, dove la dignità soprannaturale dell’anima è sconosciuta? Questa difficoltà non è stato diversamente neanche nel tempo di San Camillo. Egli ha assunto un dovere oltre la misura umana per la dignità corporale, psicologica e spirituale dei malati. Qui è stato necessario il cuore che era capace portare il sacrificio massimo per ogni sofferente sia nell’umanità che santità. Perciò, forse è così magnifico il suo cuore rimasto intatto. Noi, ungheresi, abbiamo una reliquia meravigliosa, la mano destra del re Santo Stefano, reliquia nazionale. Ai malati e sofferenti invece, per il fatto che la malattia è la visita di Dio, portandoci il proprio Cuore, da quasi quattrocento anni, un cuore umano, una carne di misura del mio pugno, ci fa ricordare, quello di San Camillo. 
            Quando sono riuscita vedere per prima volta il cuore di quest’uomo meraviglioso, istintivamente mi sono appigliata nel padre camilliano che mi guidava. Mi ha penetrato un emozione straordinaria: non potevo mai immaginare che il cuore, motore dell’amore umano, possa rimanere intatto per secoli. Se si parlasse di un ossa di tessuto duro, lo potrei capire, ma di un tessuto di carne che è meno duraturo nel tempo. O, eppure no…? Sento risuonare il messaggio del nostro Gesù da esso. Mi sono così tanto colpita da questo primo incontro che volevo sapere cosa succede con gli altri nei simili situazioni. Non sono sola nel tale reagire. La maggioranza viene sorpresa, non credono agli occhi, anzi, buttano la testa nel contenitore della reliquia perdendo il sentire della distanza, inclinandosi troppo vicino e senza controllo al cuore e si picchia la testa. Poi quando passerà il stupore del primo incontro, solo d’allora inizia quel devozione, che, penso determina i pensieri del visitatore.
Il cuore di San Camillo sta in un reliquiario di vetro nella casa generalizia dei camilliani di Roma, nella cappella del monastero camilliano appartenente alla chiesa Maddalena, nella vicinanza del Pantheon. Questa cappella nel quale il cuore di San Camillo è esposto insieme alle altre reliquie del Santo, al suo tempo era la stanza infermieristica. Al termine della sua vita Egli si è raccolto qui per offrire di tutto il suo cuore sé stesso e l’Ordine da lui fondato al suo Maestro tanto amato cui cuore portava a tutti i suoi malati. Uno dei suoi motto ci parla di Sacro Cuore, di messaggio eterno del Santo Cuore di Gesù: „Più cuore in quelle mani fratelli!”, richiamo che diventa benedizione a ciascuno di noi, chi è capace mettere in pratica tale messaggio.
(„Mondo di Cristo”, luglio 2011, 9)

Tre anni di preparazione all’anno giubilare – 2011: l’anno dell’Occhio

            Santo è colui che vive in armonia con Dio e la gente. Mette in ordine le sue cose nel cielo e la terra. Prima di morire, San Camillo, patrono dei malati, ospedali ed operatori sanitari ha scritto la sua Lettera testamento, affidandoci con essa la sua eredità spirituale. Anche il genitore buono fa lo stesso con la propria famiglia, prima di congedarsi apre la prospettiva del futuro, della vita ed amore eterno.
            L’occhio di San Camillo era attento, osservante, vegliava accanto l’umano soffrire, custodiva anche le più fine sfumature. Amava. Avvistava ed affezionava, in modo evangelico. Guardava ed amava il malato ed il sofferente. Con gli occhi scopriva per amare ogni essere umano con il quale si è incontrato sul palcoscenico della vita. Il suo sguardo non si è fermato però alla forma delineata dal materiale. Guardava oltre, vedeva in esso il Magnifico, il Dio, concretamente il Figlio di Dio vestito di uomo, Gesù Cristo. Ha sacrificato la vita, opera, perché anche gli altri possano vedere quello che egli vedeva: Dio in Gesù Cristo vive in mezzo a noi, respira in noi, vicendevolmente possiamo vedere Lui. 
A quest’ottica l’Onnipotente gli ha indicato proprio l’ospedale ed il nostro Santo ha accettato la decisione divina, vedendo così il più Grande nei più piccoli.
Il nostro Santo „è nato uomo”, che ha  percorso la strada delle battaglie della vita, giustificando la sua umanità sul campo di lotta, poi ferendosi, ha lottato per ottenere l’abnegazione ed accettazione interiore. Ha dovuto vedere quello che nel suo tempo meglio non volevano vedere che assumere, quello che la divina volontà ha preparato per lui: il proteggere dei poveri malati. L’ha visto e l’ha assunto su di sé la loro sorte, osservando lo sguardo, il modo di vedere di Dio. Egli si è incatenato così fortemente con lo sguardo divino che mai più non si è staccato da lì. Così:
Egli ha fondato con la propria vita „la nuova  scuola di carità” (Benedetto XIV) nell’ospedale, dove ha liberato le vittime dalle mani dei mercenari di quel tempo. Ha visto con il proprio cuore tale situazione in mezzo alla povertà inimmaginabile e non faceva finta di niente né per paura né per lo schifo a causa del lavoro che spettava lui a compierlo.
            Nell’anno dell’occhio, noi, chi siamo stati benedetti da Lui prima di andarsene via dal mondo, sentiamoci invitati a continuare la „Scuola di carità”, vedendo con i suoi occhi e suo modo di vista.
            Preghiamo che la Chiesa, alla richiesta del suo Ordine lo promuovi ad essere dottore della chiesa perché tutti possano sentire proprio la sua eredità benedetta in tutto il mondo!

Notizie:

* Il 14 luglio, giovedì: la festa di San Camillo. Nella nostra famiglia ci rinnoviamo l’incontro spirituale dell’Angelus dalle ore 12. Santa messa in Sant’Agostino alle ore 19, dopo la quale agape,
* Il 1 luglio ho iniziato l’elaborazione della vita di San Camillo per i lettori ungheresi. Il suo apparire ho pensato per l’inizio dell’anno giubilare (2o13-2o14). Quale fonte primaria sarà la tesina, elaborata sotto la guida del padre Angelo Brusco. Chiedo con stima ed umiltà le preghiere di tutti Voi,
* Dopo cinque anni di pausa, abbiamo programmato il nostro ritiro tra 8-11 settembre con i collaboratori là, dove l’abbiamo tralasciato a Gyímesbükk, nel pensione Deáky,
* La figlia Eva farà una pratica speciale di professione presso l’Oncologia Nazionale „Kék Golyó” di Budapest reparto dermatologia, tra 18-22 luglio all’invito di Barone Dr. Podmaniczky Erzsébet,

* Nostro Emil ha ottenuto l’accesso al Liceo ”Maria Aiutante”. Dio gli aiuti anche nel futuro!

Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr. astral.ro http://www.hhrf.org/gyrke/camilliana


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