Il messaggio della
         Famiglia Camilliana
                                                        di Csíkszereda


Anno XIV, nr. 140 – 2010 aprile

Il feedback (Riquadro n. 7 )

Segmenti dal libro di P. Angelo Brusco, Attraversare il guado… ,

 

l feed-back è la comunicazione delle proprie reazioni al comportamento di una persona. Finalità di tale comunicazione è di aiutarla a rendersi conto di un comportamento di cui, forse, era inconsapevole. Da tale presa di coscienza può nascere un eventuale cambiamento di condotta.

Lo psicologo Lewin ha preso in prestito il termine feed-back dalla cibernetica, applicandolo ai rapporti interpersonali. I missili possiedono un dispositivo interno che manda messaggi ad un centro di direzione che sta sulla terra. Quando il missile esce dalla traiettoria, il dispositivo direzionale terrestre viene avvertito e procede ad inviare gli impulsi necessari per rimettere il missile nella giusta traiettoria. Tali impulsi si chiamano feed-back. Lo stesso avviene nelle relazioni interpersonali. Inviando un feed-back a un individuo, gli si fornisce l’opportunità di una presa di coscienza di un determinato comportamento e di una possibile modificazione del medesimo.

Se intendi utilizzare il feed-back per migliorare la propria comunicazione, devi:

- essere disposto a chiedere e ad accettare feed-back, indicando ai colleghi, agli amici... le aree in cui vuole maggiormente riceverli;

- evitare la tendenza a rifiutare feed-back (soprattutto quelli negativi), non cedendo ad un atteggiamento difensivo;

‑ esaminare il feed-back ricevuto, cercando di ripeterlo con le proprie parole;

- comunicare le proprie reazioni di fronte al feed-back ricevuto, attraverso un dialogo con chi glielo ha inviato.

Quando ritieni opportuno offrire dei feed-back agli altri procura di porre attenzione ad alcune regole indispensabili. Esse possono essere cosi riassunte:

- Limitati a comunicare la tua percezione del comportamento dell'altro (per esempio: “Ho l'impressione che...”), o, meglio ancora, l 'impatto che tale comportamento ha avuto su di te (per esempio: “Quando parli in quella maniera, io mi sento...”). Evita giudizi e generalizzazioni indebite.

- Comincia con il dare feed-back positivi. Ciò faciliterà la ricezione, da parte dell'interlocutore, di feed-back negativi.

- Spiega i motivi che ti animano a dare il feed-back. Ciò ti potrà aiutare a vedere se si tratta di un vero feed‑back o di una reazione impulsiva.

- Scegli il momento opportuno per dare il feed-back.

- Dosa il feed-back. L'interlocutore non può digerire un boccone esagerato.

-. Sii concreto nel dare il feed-back, riferendoti a comportamenti puntuali (per esempio: “Questa mattina, quando mi hai parlato in quel modo...”).

- Esamina se il tuo feed‑back è stato capito correttamente (Brusco A., Marinelli S., Iniziazione…, pp. 38 39).

 

 

Se integri le ferite... (Riquadro n. 8 )

 Chi si è riconciliato con le proprie ferite, integrandole, si trova in grado di poter accompagnare più efficacemente quanti soffrono nel loro processo di guarigione. Infatti:

1.Gode di quella libertà grazie alla quale è possibile avvicinarsi alle ferite degli altri senza sentirsi minacciato e, quindi, costretto a ricorrere a meccanismi difensivi. Solo chi si trova "a suo agio in casa propria" può accogliere l'ospite, creando per lui "uno spazio libero, privo di paure".

2.E’ facilitato nel superare la tentazione di esercitare un rapporto di potere sulle persone cui presta aiuto. Sa, infatti, di non essere esente dal malessere presente nelle persone bisognose di aiuto. Con esse stabilisce un rapporto di parità, basato sulla comune condizione umana, lacerata dall'esperienza del male e del dolore.

3. E’ motivato da un interesse autentico e non da motivazioni ambigue. Tale interesse si esprime nella volontà di aiutare quanti si trovano in difficoltà a collaborare attivamente al processo di crescita umana e spirituale, utilizzando il proprio guaritore interiore. Infatti, se è vero l'adagio "Medico, cura te stesso" altrettanto lo è l'adagio: "Ammalato cura te stesso".

4.Avendo fatto esperienza di guarigione, può aiutare la persona in difficoltà a percorrere lo stesso cammino, infondendole speranza.

 

L’aquila che si credeva una gallina (Riquadro n. 9)

Un giorno un uomo, attraversando la foresta, trovò un aquilotto, lo portò a casa e lo mise nel pollaio dove imparò presto a beccare il mangime delle galline e a comportarsi come loro. Un giorno un naturalista, che si trovò a passare di là, chiese come mai un'aquila, la regina degli uccelli, si fosse ridotta nel pollaio a vivere con le galline.

"Perché l'ho nutrita con mangime di gallina e le ho insegnato a essere una gallina, e non ha mai imparato a volare" ‑ replicò il proprietario. ‑ "Si comporta come una gallina e dunque non è più un'aquila". "Tuttavia" ‑ insistette il naturalista ‑ "possiede ancora il cuore di un'aquila e può certamente imparare a volare". Dopo averne parlato a lungo, i due si trovarono d'accordo nel voler scoprire se ciò era possibile. Il naturalista prese con delicatezza l'aquila fra le braccia e le disse: "Tu appartieni al cielo, non alla terra. Spiega le tue ali e vola".

Ma l'aquila si sentiva piuttosto confusa. Non sapeva bene chi era e, vedendo le galline che beccavano il mangime, saltò giù e si unì a loro. Per niente scoraggiato, il naturalista tornò il giorno dopo a riprendere l'aquila, la portò sul tetto della casa e la incitò di nuovo dicendo: "Tu sei un'aquila. Apri le tue ali e vola". Ma l'aquila aveva paura di questo nuovo se stesso che non conosceva il mondo; ancora una volta saltò giù e andò a beccare il mangime.

Il terzo giorno il naturalista si alzò di buon'ora, andò a prendere l'aquila e la portò sulla cima di una montagna. Lì sollevò in alto la regina degli uccelli e cercò di incoraggiarla dicendo: "Sei un'aquila, appartieni al cielo e alla terra, apri ora le tue ali e vola".

L'aquila si guardò intorno, guardò in giù verso il pollaio, guardò in su verso il cielo. Ma non volò ancora. Allora il naturalista la sollevò verso il sole e l'aquila cominciò a tremare e piano piano aprì le ali. Infine, con un grido trionfante, spiccò il volo verso il cielo.

Può darsi che l'aquila ricordi ancora le galline con nostalgia; può darsi anche che di tanto in tanto torni a fare visita nel pollaio. Ma per quanto si sa non è più tornata a vivere come una gallina.

Era un'aquila, sebbene fosse stata nutrita e allevata come una gallina.

Proprio come l'aquila, chi ha imparato a considerarsi come in realtà non è, può prendere una nuova decisione e vivere secondo le proprie reali potenzialità di vincente.


Con affetto, Bakó Mária Hajnalka, RO – 530 194 Csíkszereda, Hunyadi János, 45/A/27, Tel/Fax: 0040 366 10 22 55 / 0040 721 088 154 / e-mail: mariabako@hr. astral.ro


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